Dall’intervista a David Clutterbuck, uno dei pionieri del settore, co-fondatore dello European Mentoring & Coaching Council che nell’arco di tre decenni ha scritto 70 libri in proposito.
“Sappiamo che i mentor efficaci parlano per meno del 20% del tempo. Il loro punto di forza, però, sta semplicemente nel dire quel tanto che basta affinché le altre persone si mettano a riflettere….”
“Il compito del mentor è di dare alla persona che sta seguendo la responsabilità di determinare cos’è importante. E la cosa che mi affascina è che quello che io posso ritenere importante raramente coincide con ciò che i mentee ritengono importante”.
Un errore commesso spesso dai mentee, secondo Clutterbuck, è quello di “pensare che il mentor sarà sempre disponibile ogni volta che vogliono”, dice. E aggiunge che cercare “gratificazione immediata è molto da millennial”.
“Tutto ciò che cerchiamo di ottenere [nel mentoring] è mantenere una conversazione davvero buona”.
“Ritengo ci sia una grande differenza tra una discussione e un dialogo. In pratica, in una discussione si cerca di raggiungere un compromesso, ma con un dialogo si cerca di creare un nuovo significato, e molto spesso la cosa vale tanto per il mentor quanto per il mentee”.

